Abstract. Nonostante la recente riforma del Libro VI del Codex Iuris Canonici, stimolata anzitutto dalla necessità di rispondere alla piaga degli abusi sui minori, abbia, per certi versi, avvicinato il diritto penale canonico al suo omologo laico, su altri le distanze tra i due, di notevole portata, continuano a essere marcate. Il contributo espone brevemente tali novità, per poi concentrarsi sul nodo centrale della volontaria sottoposizione del fedele, e dunque del reo, alle norme sanzionatorie, tema su cui si consuma un’insuperabile cesura tra ordinamento canonico e secolare. Il fatto che il fedele divenga tale attraverso un atto spontaneo di adesione e dalla Chiesa, società appunto ad appartenenza volontaria e non necessaria, e sia sempre pienamente libero di allontanarsi quando ritiene, seppur esponendosi alle relative conseguenze, comporta infatti l’impossibilità di un’autentica convergenza tra i binari del diritto penale canonico e di quello statuale.
SOMMARIO: 1. Introduzione: la recente riforma del Libro VI del Codex Iuris Canonici. – 2. Diritto penale canonico e secolare: un dialogo in evoluzione. – 3. Un’insormontabile distanza: la centralità dell’adesione spontanea e le sue conseguenze. – 4. Conclusioni: cenni sull’impossibilità della violazione del divieto di bis in idem nei rapporti tra giurisdizione canonica e secolare.
*Il contributo è stato sottoposto in forma anonima, con esito favorevole, alla valutazione di un revisore esperto.