Abstract. La legittima difesa nel domicilio è stata, per lungo tempo, al centro del dibattito politico italiano: riformata per ben due volte a distanza di tredici anni al fine di permettere una (quasi) indiscriminata reazione del cittadino “onesto”, ingiustamente aggredito in luoghi in cui è particolarmente vulnerabile, sembra ormai avere confini liquidi ed indefiniti. Ma quanto può dirsi reale ed effettiva questa espansione dei margini della causa di giustificazione? Il presente studio, avente ad oggetto tutte le pronunce di legittimità degli ultimi vent’anni, è volto proprio a cercare di riconnettere la teoria alla prassi, analizzando tanto i fatti umani che sono alla base delle reazioni, quanto la qualificazione giuridica di queste ultime ad opera dei giudici di legittimità, con l’obiettivo di chiarire fino a che punto la difesa nel domicilio sia realmente diventata “sempre legittima”.
SOMMARIO: 1. Premessa sull’analisi empirica: oggetto, obiettivi e metodologia d’indagine. – 2. Esito delle decisioni e altri dati rilevanti (luoghi, motivi dell’aggressione, genere e nazionalità dei soggetti coinvolti). – 3. La legittima difesa nei luoghi di privata dimora e di lavoro nelle sentenze della Cassazione precedenti alla riforma del 2006 (anni 2000-2006). – 4. La giurisprudenza di legittimità successiva alla riforma del 2006 che ha introdotto la legittima difesa domiciliare (anni 2006-2019). – 5. La legge n. 36 del 26 aprile 2019: nuova riforma, vecchi problemi. Le sentenze comprese nel periodo 2019-2020. – 6. La rilevanza dell’eccesso e dell’errore nella giurisprudenza di legittimità. – 7. Brevi considerazioni conclusive.
* In vista della pubblicazione su Diritto penale contemporaneo – Rivista trimestrale, il contributo, qui pubblicato in anteprima, è stato sottoposto in forma anonima, con esito favorevole, alla valutazione di due revisori esperti.