Abstract. La mitigazione della pena nella fase esecutiva non è altro che l’indispensabile valvola di sfogo della pressione punitiva mal tarata nel momento legislativo e giudiziario. Di fronte agli eccessi e alle rigidità delle anacronistiche previsioni edittali, le manipolazioni qualitative e quantitative in executivis – evitando o minimizzando i danni dell’esperienza desocializzante e criminogena del carcere – rendono la pena non solo individualmente più tollerabile e meno nociva, ma anche socialmente più vantaggiosa. Tuttavia, la dissociazione legislativa tra severità ex ante e mitezza ex post genera confusione, conflitti, opacità. Esaspera la percezione di ineffettività del diritto e del processo penale e alimenta il plauso sociale per il carcere preventivo. L’ipocrisia della “doppia pena”, quella formale minacciata dalla legge e applicata da giudice, e quella effettiva rideterminata dopo il giudicato, mette in crisi, ad un tempo, legalità e credibilità del sistema, sottoponendo a dura prova la tenuta delle garanzie costituzionali.
SOMMARIO: 1. Previsione, applicazione, esecuzione della pena. – 2. Un conflitto interiore irrisolto. – 3. Pena formale, pena effettiva e crisi del sistema.
* Capitolo introduttivo del volume H. Belluta, M. Ceresa-Gastaldo, C. Fiorio, R. Fonti, D. Vicoli, D. Vigoni, Procedura penale esecutiva, a cura di M. Ceresa-Gastaldo, Giappichelli, 2020, facente parte della Collana Procedura penale “speciale” – Manuali diretta da Marta Bargis. Si ringrazia l’Editore per aver consentito la pubblicazione del lavoro in anteprima in questa Rivista.