Pubblichiamo in allegato un documento (segnalato anche da Luigi Ferrarella in un articolo sul Corriere della Sera di oggi, 20 marzo) in cui l’Accademia della Crusca – rispondendo a un quesito posto dal Comitato Pari opportunità del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione – fornisce una serie di indicazioni tecnico-pratiche per consentire, nei testi di ambito giuridico e negli atti giudiziari in particolare, un uso della lingua consapevole e rispettoso della parità di genere.
Tra le questioni affrontate – reduplicazioni retoriche (ad es. "lavoratori e lavoratrici", più consone a discorsi pubblici o istituzionali), uso dell’articolo con i cognomi di donne (sconsigliato), uso di segni grafici in alternativa al maschile sovraesteso (quest'ultimo da preferirsi ad asterischi e schwa) – vi è anche quella dei nomi di cariche e professioni volti al femminile, di cui la Crusca invita a fare un “uso largo e senza esitazioni”, illustrando in modo chiaro e analitico le regole da seguire per un loro impiego coerente dal punto di vista grammaticale.
(F.L.)