Pubblichiamo in allegato un documento, a firma del Procuratore Generale della Corte di cassazione, Giovanni Salvi, che presenta un notevole interesse in rapporto al versante penitenziario dell'emergenza coronavirus. Il documento, del 1° aprile 2020, rappresenta l'esito di approfondite e articolate riflessioni svolte in una riunione telematica assieme ai procuratori generali presso le corti d'appello e tiene altresì conto di interlocuzioni svolte in seno alla Procura Generale della Cassazione e agli uffici di primo grado. Non si tratta, come si legge nella premessa, di linee guida, bensì di riflessioni utili per le scelte che devono essere operate quotidianamente dai pubblici ministeri in rapporto alle misure cautelari e all'esecuzione della pena detentiva.
L'idea di fondo che ispira il documento è che l'esigenza di tutelare la salute pubblica, prevenendo la diffusione del contagio nelle sovraffollate carceri italiane, è in questo momento una priorità, che suggerisce ai pubblici ministeri l'opportunità di valutare le diverse opzioni che la legislazione vigente mette a disposizione per ridurre la popolazione penitenziaria. Il documento si propone dunque di mettere a fuoco le principali vie di defalzione penitenziaria offerte dal sistema, anche attraverso l'interpretazione estensiva o analogica di disposizioni del codice di procedura penale o della legge sull'ordinamento penitenziario, che può trovare supporto nel diritto vivente.
Le riflessioni riguardano tra l'altro:
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Si tratta, nel complesso, di un documento di particolare interesse non solo per la prassi, ma anche per il valore che assume, in questo particolare momento che sta attraversando il paese e, con esso, la giustizia penale. Il documento rappresenta infatti la sintesi di riflessioni maturate da chi è chiamato, istituzionalmente, a prendere decisioni che incidono non solo sulla libertà personale e sui diritti fondamentali de detenuti, ma anche – nel contesto di un epidemia in corso – sulla salute pubblica di tutti i cittadini, compresi gli operatori penitenziari e di pubblica sicurezza, che si trovano a contatto con le persone private della libertà personale. Pregevole, a fronte dell'evidente insufficienza degli strumenti legislativi di nuovo conio, è lo sforzo di cercare soluzioni nel diritto vigente, anche attraverso l'attività interpretativa e la proposta di adattare, allo scopo, soluzioni giurisprudenziali già sperimentate (ad es, circa il braccialetto elettronico per gli arresti domiciliari). È un documento, insomma, utile nel presente, e che promette di essere oggetto di studio, anche in futuro.
(Gian Luigi Gatta)