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01 Luglio 2022


Il carcere in Europa: pubblicato il rapporto SPACE I 2021


1. Segnaliamo la pubblicazione del rapporto SPACE I 2021 (Statistiques Pénales Annuelles du Conseil de l’Europe; vd. anche la relazione di sintesi). Il report viene annualmente aggiornato dal 1983, mappando la realtà degli istituti penitenziari negli Stati membri del Consiglio d’Europa. In particolare, si raccolgono (tramite la somministrazione di un questionario alla rete di corrispondenti nazionali), verificano e processano dati relativi agli istituti di pena europei (numero di detenuti, flussi in entrata ed in uscita, tasso di sovraffollamento), oltre a quelli relativi alle caratteristiche dei detenuti (nazionalità, età, genere, tipo di reato commesso, percentuale di recidivi, durata delle pene inflitte). Nel rinviare alla lettura del rapporto allegato, segnaliamo alcuni tra i dati di maggior interesse.

 

2. La prima rilevazione statistica che merita di essere segnalata è quella che fa riferimento al numero di detenuti negli istituti penitenziari degli Stati membri del Consiglio d’Europa: al 31 gennaio 2021 questi risultavano ospitare 1.414.172 persone. Ciò equivale a dire che, nell’area del Consiglio d’Europa, su 100.000 abitanti erano 102 quelli privati della libertà personale nelle carceri europee (erano 106 nel 2019, prima della pandemia)[1] [2]. È bene evidenziare fin da subito che, come a più riprese viene sottolineato nel rapporto, si è registrato un generale trend decrescente nel numero dei detenuti, dovuto, in parte, anche alle misure di contenimento introdotte nel 2020 al fine di arginare la diffusione della pandemia da COVID-19[3]. Le misure limitative della libertà di circolazione, a vario titolo adottate, hanno infatti contribuito ad una diminuzione di molte delle offline offences e ad un aumento di alcuni tipi di online offences (e quindi ad un minor numero di persone arrestate negli spazi pubblici e poste in stato di detenzione), nonché ad un rallentamento delle attività degli uffici giudiziari. Come già rilevato nel 2019, mantengono comunque le prime tre posizioni, ben oltre la media europea, Russia, Turchia e Georgia, che, rispettivamente, contano, su 100.000 abitanti, 328.1, 325.4 e 231.9 detenuti; i numeri più esigui si registrano, invece, in Germania, Olanda, Svizzera e nei cinque Paesi nordici. L’Italia si mantiene al di sotto della mediana, con un totale di 53.329 detenuti e cioè 90 su 100.000 abitanti; in linea con il trend decrescente, il dato conferma una diminuzione pari all’11.1% delle presenze negli istituti penitenziari italiani rispetto al 2020.

 

3. Il report riporta ed illustra poi i dati relativi ai flussi in entrata ed in uscita dei detenuti nel 2020: le persone che hanno fatto ingresso in carcere in Europa nel 2020 sono 1.252.761, ossia un tasso di 135.7 ogni 100.000 abitanti. Per quel che concerne l’Italia, i nuovi accessi registrati nello stesso anno sono 35.280, pari a 59.5 ogni 100.000 abitanti. Il dato europeo relativo ai detenuti in uscita dal carcere, nel 2020, invece, è pari a 1.146.994 e cioè 115 ogni 100.000 abitanti: di questi più del 99% corrisponde a persone rilasciate, mentre lo 0.3% è riconducibile ai casi di morte negli istituti penitenziari (tra i quali si stima che siano 5.7 ogni 10.000 i detenuti suicidatisi; in Italia, invece, si registra un tasso più alto di suicidi, pari a 11.4 ogni 10.000 detenuti) e solo lo 0.05% ad evasioni[4].

 

4. Altro dato fondamentale è quello relativo alla durata media della detenzione, che diviene chiave interpretativa essenziale per raccordare i dati concernenti il numero totale di detenuti nei vari Stati membri e gli ingressi annuali nelle rispettive carceri[5]. La durata media della detenzione in Europa nel 2020 è pari a 8.9 mesi: più nello specifico, essa si attesta intorno ai 4.5 mesi per le persone sottoposte a carcerazione preventiva ed intorno ai 20 mesi per coloro che già hanno riportato una condanna. In tal caso, il dato italiano è di molto superiore alla media europea, individuandosi la durata media in 18.1 mesi. In generale, il numero di persone che in Europa scontano condanne per pene detentive brevi si conferma ancora alto: il 23.5% dei detenuti è stato condannato ad una pena che va da 1 a 3 anni (in Italia 16.3%), il 17.2% deve scontare una pena detentiva tra i 3 e i 5 anni (in Italia 22.3%) e il 20.8% una da 5 a 10 anni (in Italia 29.1%). Le persone condannate all’ergastolo sono l’1.7% del totale (in Italia 4.9%), mentre quelle sottoposte a misure di sicurezza detentive sono meno dell’1% (in Italia 0.9%).

 

5. Il report dà poi atto del tasso di densità della popolazione carceraria negli Stati membri del Consiglio d’Europa: sono 10 quelli in relazione ai quali si rilevano condizioni di sovraffollamento e tra di essi, ancora una volta, figura l’Italia, che risulta ospitare 105.5 detenuti ogni 100 posti disponibili. Il dato, tuttavia, deve esser soppesato con necessaria cautela, in considerazione del fatto che alcuni Stati non fanno riferimento al numero di detenuti che la struttura è stata progettata per ospitare, bensì al numero maggiore di detenuti che gli istituti di pena possono accogliere senza che se ne compromettano le funzionalità.

 

6. Tra gli ulteriori dati indicati nel rapporto SPACE I vi sono quelli concernenti la composizione della popolazione carceraria: l’età media dei detenuti è di 36 anni (in Italia è 41); il 16.1% ha un’età pari o superiore a 50 anni (in Italia il 26.7%) e il 2.7% pari o superiore a 65 anni (in Italia il 4.2%). Tra le persone detenute solo il 5% è di sesso femminile (in Italia il 4.2%), confermando una costante che accomuna tutti gli Stati europei. Corrisponde, poi, al 15% il tasso di detenuti stranieri in Europa: è questo, tuttavia, un dato che muta significativamente tra le diverse nazioni, attestandosi solitamente al di sotto del 5% nell’Europa orientale e tra il 10% ed il 50% in quella centrale ed occidentale (in Austria è pari al 50%, in Grecia al 60% e in Svizzera al 71%). In Italia il tasso è del 32.4%. Del totale europeo di detenuti stranieri quasi 1/3 proviene dagli Stati membri dell’Unione europea, pur dovendosi considerare a tal proposito il 2021 un anno di transizione: lo status di “non-EU citizens” di coloro che provengono dal Regno Unito, infatti, non viene ancora applicato uniformemente dagli altri Stati.

 

7. I dati che concernono la suddivisione dei detenuti per tipologia di reato commesso riconfermano il primato delle drug offences, che rappresentano il 17.2% del totale. L’Italia, con il 32% di detenuti che scontano una condanna per reati in materia di stupefacenti, si caratterizza per numeri che la portano ad occupare uno tra i primi posti nella classifica degli Stati membri del Consiglio d’Europa e ben al di sopra della media europea. Subito al di sotto vi sono i condannati per reati contro la persona (il 13.8% per omicidio, che in Italia costituiscono il 18.5%) ed i condannati per reati contro il patrimonio (il 12.3% per furto, che in Italia sono il 4.7%). In realtà, il totale dei detenuti condannati per reati violenti (omicidio, lesioni personali, percosse, violenza sessuale, rapina) corrisponde al 36.6% della popolazione carceraria. Sono, invece, solo il 3.5% i detenuti condannati per reati economici o finanziari[6].

 

8. Il report in esame rileva poi che il 22% dei detenuti negli istituti penitenziari europei non sta scontando una condanna definitiva. Peraltro, è quest’ultimo un dato sottostimato, in quanto alcuni Stati considerano condannati in via definitiva anche i detenuti che abbiano riportato una sola condanna in primo grado. In Italia, risultano sottoposti alla misura della custodia cautelare in carcere il 31.5% dei detenuti.

 

9. Per ogni membro del personale degli istituti di pena risultano esserci nella media europea 1.4 detenuti; se, tuttavia, si considera il solo personale adibito esclusivamente alla custodia, il rapporto è di 2.3 detenuti per ciascun addetto; e ancora, se si guarda ai soli membri dello staff che dovrebbero assicurare la sicurezza all’interno degli istituti, il rapporto diviene di 2.4 detenuti per ciascun membro del personale.

 

10. Infine, il rapporto SPACE I dà conto dei costi della detenzione in carcere, segnalando che nel 2020 la spesa europea è stata pari a quasi 27 miliardi di Euro, una cifra che corrisponde circa a 77 Euro al giorno per ogni detenuto.

 

 

 

[1] Il dato è rinvenibile nel rapporto SPACE I relativo al 2019. Per un commento dei dati relativi al 2019 si veda PAGELLA C., Il carcere in Europa: pubblicato il rapporto SPACE I 2019, in questa rivista, https://www.sistemapenale.it/it/documenti/carcere-consiglio-europa-space-i-2019#_ftn1

[2] Ciascuno degli indicatori reperibili nel rapporto in esame – e così, dunque, lo stesso tasso di detenuti per 100.000 abitanti – fa riferimento al valore mediano europeo. Esso suddivide i dati in due gruppi eguali, cosicché il 50% degli Stati stia al di sopra della mediana e l’altro 50% vi stia al di sotto. Tale metodologia risulta preferibile rispetto alla media aritmetica (c.d. average), essendo quest’ultima particolarmente sensibile ai valori anomali (c.d. outliers), ossia quei valori molto alti o molto bassi che implicano indicatori inaffidabili: è il caso di quei Paesi a bassa densità di popolazione, in relazione ai quali una variazione minima può comportare un enorme impatto sulle percentuali, sui tassi e sui trend (per esempio, San Marino registrava la presenza di un solo detenuto al 31 gennaio 2019, non straniero e condannato con sentenza definitiva. Il dato corrispondeva, quindi, al 100% di detenuti non stranieri ed al 100% di detenuti condannati con sentenza definitiva; l’aumento di un solo detenuto, cittadino straniero e non condannato con sentenza definitiva, in tal caso, diminuirebbe dette percentuali del 50%).

[3] In linea generale, una rilevazione statistica in diminuzione del numero di detenuti è, più che altro, indicativa dell’adozione di politiche e conseguenti interventi normativi a tal fine volti.

[4] In relazione a quest’ultimo dato si dà atto di una significativa diminuzione rispetto al 2019, la cui giustificazione risiede in parte anche nelle misure adottate in conseguenza della pandemia, che hanno portato ad una drastica riduzione delle interazioni dei detenuti con il mondo esterno agli istituti di pena.

[5] Per esempio, la Moldavia e l’Azerbaijan sono tra gli Stati che nel 2020 hanno registrato un minor numero di ingressi in carcere, ma anche tra quelli che contano le più numerose presenze di detenuti; al contrario, l’Irlanda del Nord ha una relativamente esigua popolazione carceraria ed un elevato tasso di ingressi nel medesimo anno. Ciò che risolve l’apparente paradosso è, appunto, la durata media della detenzione in questi Stati (rispettivamente, più lunga nei primi e più corta nell’Irlanda del Nord).

[6] Si tratta di un’ingente differenza spesso ricondotta alla maggiore difficoltà nell’avvalersi di una difesa di qualità per gran parte dei condannati per reati concernenti la materia degli stupefacenti e cioè persone appartenenti ad una classe economico-sociale medio-bassa.