Quaranta anni fa, il 19 marzo 1980, in un’Italia percorsa dall’emergenza del terrorismo politico (erano gli ‘anni di piombo), Guido Galli veniva freddato da un commando di Prima linea mentre si stava recando a tenere una lezione di Criminologia nell’aula 309 dell’Università Statale di Milano, oggi a lui dedicata. Guido Galli non era solo uno studioso di criminologia e di procedura penale, abilitato alla libera docenza: era anche – ciò ne causò la barbara uccisione – un valoroso magistrato, esemplare per professionalità e dedizione al lavoro, impegnato in quegli anni, quale giudice istruttore, in un’importante inchiesta contro il terrorismo di matrice politica.
La scomparsa di Guido Galli ha lasciato un vuoto ancora oggi incolmabile in quanti – nella magistratura e nell’accademia - hanno avuto la fortuna di conoscerlo e ne hanno tramandato la memoria (un ricordo intimo e toccante è stato di recente offerto da Adolfo Ceretti, suo allievo, ne Il diavolo mi accarezza i capelli. Memorie di un criminologo, Il Saggiatore, 2020). Molti di noi, che animiamo Sistema penale, siamo cresciuti nel vecchio di Istituto di diritto e procedura penale dell’Università Statale, anni prima frequentato da Galli, e abbiamo potuto percepire in qualche misura, dai nostri maestri e colleghi più anziani, i segni del suo passaggio. La sua è una figura ancora oggi di alto significato per la magistratura italiana – a lui e ad Emilio Alessandrini è dedicata l’aula magna del Palazzo di giustizia di Milano – così come per l’accademia e per la Statale.
Anche quest’anno avremmo dovuto ricordare Galli nella annuale “Giornata sulla giustizia”, organizzata dall’Università Statale assieme alla sezione milanese della Associazione Nazionale Magistrati. Avremmo discusso di un tema attuale – “Difesa dell’imputato e speditezza del processo” – traendo spunto dal titolo della raccolta degli scritti processualpenalistici di Galli, pubblicati postumi in un volume edito da Giuffrè nel 1982. L’emergenza COVID-19 ha però imposto un rinvio a data da destinarsi. Abbiamo allora pensato di ospitare questo breve ricordo sulle pagine della nostra Rivista e, nel farlo, ci stringiamo ancora una volta con affetto ai familiari.
Per ricordare Galli invitiamo i lettori a consultare la pagina a lui dedicata sul sito del CSM (clicca qui), dove può leggersi un ampio profilo biografico corredato da interessanti documenti (anche giudiziari) e a guardare il bellissimo documentario realizzato alcuni anni fa per la trasmissione RAI “La storia siamo noi”, di Giovanni Minoli. In questi giorni, in cui noi docenti siamo impegnati con lezioni online, invitiamo i colleghi a segnalare ai loro studenti il documentario, di estremo interesse anche nella prospettiva della storia della giustizia italiana. Consigliamo altresì di leggere – o di rileggere – il bell’affresco di Galli che esce dalla penna felice di Corrado Stajano in un libro dal titolo più che mai evocativo, in questi giorni: La città degli untori, Garzanti, 2009.
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Guido Galli fu ucciso nel giorno della festa del papà, lasciando i suoi figli e la sua famiglia. Il pensiero va a quanti – medici, infermieri, ma anche magistrati, avvocati e operatori penitenziari – affrontano il rischio rappresentato oggi dal contagio da COVID-19 per fare bene, come Galli, il proprio lavoro. Anche a loro va il nostro grazie.