Ancora un manuale di procedura penale! – dirà qualcuno. Si, ma questo occupa uno spazio che lo distingue dagli altri e che meritava di essere colmato.
Indichiamo qualche tratto caratteristico dell’opera:
a) Grande attenzione a principi che sono a volte ignorati, spesso semplicemente parafrasati, da molti manuali d’oggi. I Fondamenti vi dedicano i quattro capitoli iniziali: il primo offre un’introduzione ai tratti peculiari della materia; il secondo esamina gli archetipi del processo penale, accompagnandoli con una storia dei movimenti culturali e della “dottrina”; il terzo è rivolto alle fonti normative; il quarto, ai principi costituzionali e alle Carte internazionali dei diritti. Nel complesso, uno spazio insolitamente ampio.
b) Generalmente la manualistica tende a “parlare di tutto”, cioè a non omettere alcun istituto. I Fondamenti fanno una scelta diversa: esplorano gli aspetti essenziali, mentre accennano di sfuggita – in qualche caso, le omettono radicalmente – alle disposizioni di dettaglio. È una soluzione poco diffusa nelle trattazioni di procedura penale, ma ben conosciuta in altri settori dell’insegnamento giuridico; si pensi ai più noti manuali di diritto privato, nessuno dei quali esamina tutti gli articoli del codice civile.
Questo progetto acquista particolare visibilità nella parte finale del volume, dedicata ai sistemi extra-codice (minorile, giurisdizione di pace, d.lg. 231/2001), che sono esposti senza indulgere ad una analisi troppo minuta. Si tratta d’una scelta verosimilmente pensata per adeguarsi alla realtà di molte università, che dedicano appositi insegnamenti opzionali a quei rami del processo. I Fondamenti consentono allo studente di familiarizzare con temi collaterali al codice di rito, salvo poi approfondirli nel prosieguo degli studi con lavori monografici o manuali ad essi specificamente dedicati.
c) La sistematica. Anche le partizioni dell’opera sembrano obbedire al progetto di segnalare al lettore “cosa conta davvero” nel diritto vivente, ossia nel processo in azione. In questo senso si spiega la scelta di estrarre, per farne una trattazione autonoma, istituti d’importanza centrale, che di solito vengono “annegati” o almeno nascosti all’interno d’una trattazione più ampia oppure sparpagliati in varie sedi: è il caso del capitolo dedicato ad azione e inazione (temi di solito trattati all’interno delle indagini preliminari); del capitolo dedicato ai fascicoli (di solito affrontati insieme all’analisi dell’udienza preliminare); dei capitoli rivolti alle modifiche dell’accusa ed ai rapporti fra processi diversi, che trattano questioni per lo più disseminate in vari luoghi.
d) Una delle principali difficoltà dei manuali è che devono “parlare a tutti”: agli studenti, cioè a chi della materia non sa (ancora) nulla; ai laureandi, che non di rado si avvicinano all’argomento della tesi ripassando anzitutto quello che, su quel tema, dice il manuale; agli aspiranti avvocati e magistrati impegnati nella preparazione del concorso; ad avvocati e magistrati stessi. Occorre dunque trovare un “registro” idoneo a recepire le diverse istanze. A questo obiettivo sembra indirizzata la scelta grafica: il testo è infatti distribuito in tre blocchi: le parti in grande, destinate agli studenti; le parti in piccolo, che contengono approfondimenti rivolti al lettore “eccellente”; le note, dove s’indica una traccia di bibliografia, davvero essenziale, limitata alle citazioni degli studi più originali e approfonditi.
In conclusione, un eccellente manuale, perfettamente coerente nelle sue diverse parti, senza quei tentennamenti e compromessi che spesso connotano i testi collettanei; con stile limpido e brillante gli autori guidano il lettore nei labirinti del processo penale, riducendo a lucido nucleo concettuale le regole e i principi di un codice ormai disarticolato nel suo originario assetto dall’alluvione di novelle e sentenze costituzionali.