ISSN 2704-8098
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  Recensione  
04 Marzo 2022


D. Piva (a cura di), La responsabilità degli enti ex d. lgs 231/2001 tra diritto e processo, Giappichelli, 2021


Recensire un volume collettaneo è esercizio disagevole, non soltanto perché occorrerebbe dar conto puntuale e analitico di ciascuno dei contributi che lo formano, ma anche perché, non infrequentemente, l’insieme dei lavori, in modo indipendente dal valore di ciascuno di essi, finisce con l’assumere la veste di una semplice raccolta, all’interno della quale non si riesce a scorgere una linea unificante, un tratto comune che permetta al lettore di seguire un percorso razionale, sicché l’opera non va oltre il suo essere il luogo dove si possono trovare riuniti una serie di saggi, concernenti la materia trattata.

Non più agevole la recensione di un commentario a una legge, quando lo si pensi nella sua versione classica, nella quale – con meritoria fatica esegetica – gli autori affrontano il testo normativo, nella sequenza ordinata dal legislatore, che per ciò solo condiziona lo sviluppo argomentativo, rendendo spesso arduo soddisfare l’esigenza di cogliere e mettere in luce gli snodi sistematici: sicché per chi debba dar conto dell’opera nel suo complesso, il compito riesce difficile, condizionato com’è a seguire la struttura necessitata del commentario.

Ma le cennate difficoltà non s’incontrano nel dar conto del volume “La responsabilità degli enti ex d. lgs. 231/2001 tra diritto e processo”, curato da Daniele Piva: prima di fornire qualche cursorio cenno dei contenuti dell’opera, preme segnalare il dato che spicca immediatamente. Non si è di fronte a una silloge di contributi, che – nel caso presente – sarebbero comunque di per sé soli, anche se separatamente considerati, meritevoli di ogni attenzione per la qualità intrinseca di ciascuno di essi, bensì al cospetto di un ragionato percorso che guida il lettore all’interno della disciplina della responsabilità delle persone giuridiche e degli enti, seguendo una precisa e ben individuabile linea concettuale, che si snoda attraverso i problemi (dogmatici, esegetici, applicativi) che intessono la materia. Evidente il ruolo in ciò essenziale – ancorché non formalmente esplicito – dell’editor, cui si deve all’evidenza l’organizzazione concettuale del volume, la sua architettura, nella quale si inseriscono, organicamente e secondo una cadenza ben meditata, i singoli contributi. Per altro verso, la scelta di non privilegiare l’assetto ‘commentario’ si presenta altrettanto felice: se da un lato l’impostazione alla quale s’è fatto cenno (strutturazione secondo cadenze per argomenti, snodi tematici, e dunque concettualmente intesa) permette al lettore di cogliere i rapporti sistematici e gli snodi problematici non soltanto fra le singole norme, ma anche con il ‘sistema’ in generale, dall’altro una sapiente individuazione dei temi affrontati dai singoli autori consegna al lettore un’analisi puntuale del testo normativo, per modo tale che nessun anfratto del d. lgs 231/01 rimane inesplorato. Merito dunque al ‘curatore’, termine che, nel caso, appare fin troppo riduttivo.

Più che una tradizionale introduzione, quella con la quale Tullio Padovani apre il volume è un autentico affresco, che raffigura le questioni di fondo che riguardano non soltanto la disciplina della responsabilità delle persone giuridiche e degli enti, ma anche il ben più vasto territorio delle scelte ordinamentali in materia sanzionatoria.

Venendo ora al dettaglio dei singoli contributi, preme darne conto in maniera sintetica, ma che tuttavia permetta di mostrare il disegno sistematico che caratterizza l’opera.

Detto che la prima sezione è destinata ai ‘profili sostanziali’, l’esordio – affidato ad Adelmo Manna – è coerentemente dedicato alla “Responsabilità dell’ente da reato tra sistema penale e sistema amministrativo” sviluppa i profili della offensività, della colpevolezza e del sistema sanzionatorio. Allo sfondo europeo (anche in chiave prospettica) si rivolgono poi le riflessioni di Luigi Foffani, mentre un inquadramento del tema centrale (natura della responsabilità punitiva egli enti) è affidato alla meditazione forte di Roberto Bartoli. Secondo una congruente sequenza logia, viene poi in considerazione la colpa di organizzazione, i cui profili generali sono compiutamente illustrati da Andrea Sereni. La variegata tipologia dei soggetti ai quali si applica la disciplina del d.lgs 231/01 è esaminata da Roberto Zannotti e costituisce l’appropriato sviluppo del percorso intrapreso, introducendone i ‘protagonisti’. La complessità della tipologia e il sovrapporsi di discipline contenute in differenti atti normativi ha suggerito una specificazione riguardante le ‘società pubbliche’, con particolare attenzione ai rapporti fra d. lgs 231/2001, l. 190/2012, d. lgs 33/2013 e poteri dell’ANAC, analisi affidata a Gaetano Caputi. Al principio di legalità è conformato il d. lgs 231/01: ad esso, alle sue implicazioni in rapporto alla morfologia peculiare della disciplina e al fenomeno della successione delle leggi nel tempo è dedicato il contributo di Alessio Scarcella, che ne indaga analiticamente ogni profilo. Tema specialmente delicato è poi quello dei reati commessi all’estero, che nella riflessione che ad esso dedica Alberto di Martino si apre a una serie di problemi che involgono snodi concettuali fra i più complessi (per tutti: l’ambito della colpa nelle sue declinazioni).

Sempre nel percorso che logicamente segue l’andamento del testo normativo, e ancora all’interno di quella che potremmo definire la parte generale, viene in considerazione la figura del soggetto apicale come autore del reato-presupposto: è Nicola Pisani ad occuparsene, mentre della clausola normativa che fissa il limite della elusione fraudolenta si occupa Andrea Francesco Tripodi, che all’enigmatica formula dedica una riflessione attenta e perspicua. È invece Gaetana Morgante a far luce sull’omologa situazione del reato commesso da soggetto sottoposto all’altrui direzione, indagando le caratteristiche identificative della categoria e i rapporti con gli apicali. Dopo aver trattato del criterio ‘soggettivo’ di imputazione del fatto all’ente, segue coerentemente l’esame dell’estremo oggettivo, rappresentato dal binomio ‘interesse o vantaggio’, cuore sostanziale e problematico della disciplina: a scandagliarne i profili complessi (compresi quelli non esplicitamente regolati: l’interesse nei gruppi societari, ad esempio) s’impegna approfonditamente la riflessione di Giulio De Simone, mentre al tema, irto di asperità, dell’interesse/vantaggio nei reati colposi è dedicato lo scrutinio affidato a Salvatore Dovere, che ne esamina i reconditi aspetti, con particolare attenzione alle soluzioni e alle criticità emerse nel formante giurisprudenziale. Alla sagacia e alla acribia argomentativa di Fabrizio D’Arcangelo si deve lo studio di un’altra questione cruciale fra quelle che si annoverano nella c.d. ‘parte generale’: si tratta del grande tema dell’autonomia della responsabilità dell’ente, qui approfonditamente indagato a partire dalla cruciale disposizione dell’art. 8 d. lgs 231/01, con attenzione anche alle prospettive di riforma. Attilio Nisco rivolge la sua attenzione alle forme di manifestazione del reato nel loro intersecarsi con la responsabilità dell’ente, non tralasciando questioni connesse alla eventuale posizione di garanzia di apicali e di componenti dell’Organismo di Vigilanza.

Articolata in una ben organizzata serie di contributi, che si susseguono secondo un criterio logico, si trova la ‘sotto-sezione’ dedicata al “modello di organizzazione intra ed extra il d. lgs. n. 231/2001”. Principia l’esame di tale aspetto fondamentale della disciplina il contributo di Maurizio Arena, intitolato “L’adozione e l’efficace attuazione di un idoneo modello organizzativo”, che fornisce un esaustivo quadro di riferimento. Seguono nell’ordine i contributi relativi al sistema dei flussi informativi così come delineato dal d. lgs 231/01 (di Antonio Enrico Agovino), al sistema disciplinare (di Lorenzo Pellegrini), al Whistleblowing (di Michele Pansarella), mentre il contributo di Maria Rosaria Gradilone affronta i rapporti con il corpus normativo aziendale. I rapporti con i controlli interni e quelli con il sistema antiriciclaggio, rispettivamente affidati a Mariagrazia Pellerino e a Valerio Vallefuoco, illustrano i profili tutt’altro che lineari della disciplina. A conclusione della ‘sotto-sezione’ dedicata al modello organizzativo non poteva mancare un contributo dedicato alla questione non soltanto concettualmente complessa, ma anche prasseologicamente cruciale: l’accertamento della idoneità del modello organizzativo. Questione affidata alla riflessione attenta di Vittorio Manes, che rivendica – mostrandolo già dall’intitolazione – l’esigenza di “realismo e concretezza” in tal genere di valutazioni.

Che l’organismo di vigilanza sia istituto che ha un ruolo fondamentale nella dinamica della disciplina della responsabilità delle persone giuridiche e degli enti è notazione fin banale: tutt’altro che banale invece l’approfondimento di questo istituto, della sua struttura, delle regole che lo governano, della sua composizione, approfondimento nel quale il lettore è guidato da Mario Zanchetti, mentre al peculiare tema dei profili di responsabilità dei componenti dell’organismo di vigilanza dedicato il contributo di Carlo de Gasperis. All’interessante tema della rilevanza del modello organizzativo in ambiti diversi da quello tipico del d. lgs 231/01 è dedicato il contributo ulteriore di Mariagrazia Pellerino, mentre Giuseppe Losappio offre al lettore le sue riflessioni su modello organizzativo e controllo giudiziario ex d.lgs 159/2011.

Una ‘sotto-sezione’ specifica è dedicata al tema delle sanzioni, esaminate nei loro profili significativi e problematici: alla sanzione pecuniaria e al procedimento di commisurazione è rivolto il lavoro ermeneutico di Lorenzo Pellegrini, mentre sanzioni interdittive e commissariamento dell’ente costituiscono l’oggetto dello studio di Paolo Di Geronimo, che pure affronta il tema, denso di implicazioni sistematiche, della confisca del profitto. S’inquadra esattamente nell’ambito della presente ‘sotto-sezione’ il contributo di Enrico Mezzetti, che affronta le questioni inerenti alla reiterazione e alla pluralità degli illeciti, illuminandone i profili di meno agevole definizione. Conclude l’ampio tema delle sanzioni il contributo di Vincenzo Maiello, che fornisce al lettore un quadro completo dei problemi connessi alla premialità e alla punibilità nel sistema della responsabilità da reato dell’ente.

Come noto, la disciplina del d. lgs 231/01 regola anche le vicende modificative dell’ente: a tale peculiare profilo si dedica Daniele Stanzione, con un contributo che illustra gli effetti delle stesse e la responsabilità patrimoniale dell’ente. Al tema della liquidazione giudiziale dell’ente e alla cancellazione dal registro delle imprese, così come ai connessi problemi legati alle sorti di confische e sequestri nonché a quelli dei collegamenti con le procedure concorsuali si rivolge l’ampia disamina di Anna D’Alessandro.

A chiudere la sezione dedicata ai profili sostanziali non poteva che essere il tema della prescrizione, nel suo particolare atteggiarsi all’interno del sistema disegnato dal d. lgs 231/01, tema affrontato da Paolo Di Geronimo.

La seconda sezione del volume è destinata ai ‘profili processuali’ ed inizia con un gruppo di contributi che potremmo definire di inquadramento generale, sommamente opportuni per fornire un quadro di riferimento essenziale. Così il primo contributo, affidato alla riflessione di Luca Lupária Donati e Federica Centorame, scandaglia le fonti normative della procedura penale d’impresa, attenta in particolare ai rapporti con il codice di rito. Che l’ente venga equiparato all’imputato è nozione nota, ma che tale equiparazione, pur doverosa, sveli potenzialità e soffra di limiti è questione ben illustrata dal contributo di Hervé Belluta. Con l’esame da parte di Mario Palazzi del tema della improcedibilità contro l’ente si chiude questa prima serie di interventi di portata generale.

Ordinatamente distinto in sotto-sezioni segue un percorso che si snoda lungo l’iter processuale nell’ordine logico dettato dal succedersi delle fasi. Si comincia così dalle indagini contro l’ente, che principia con il contributo di Anna Ruggiero concernente l’annotazione dell’illecito amministrativo da reato e i termini per l’accertamento nelle indagini preliminari, cui seguono una serie di saggi, tutti dovuti alla riflessione di Mario Palazzi, che accompagnano il lettore per gli snodi essenziali della fase delle indagini, cominciando dai problemi connessi all’informazione di garanzia, all’archiviazione del Pubblico Ministero, passando per la contestazione dell’illecito amministrativo e concludendo con le questioni in tema di riunione e separazione dei procedimenti. Alle delicate – anche sul piano prasseologico – questioni relative alle misure cautelari è dedicato il lavoro di Elisa Lorenzetto, che specificamente si occupa delle cautele interdittive, mentre a quelle delle cautele reali offrono le loro riflessioni Gian Luca e Giulio Soana.

Il processo all’ente è analiticamente scandagliato da una serie di contributi, a cominciare da quello di Carlo Longari, dedicato ai problemi relativi alla costituzione di parte civile contro l’ente, mentre le considerazioni analitiche di Renato Bricchetti costituiscono riferimento sicuro per venire a capo delle incertezze concernenti i provvedimenti emessi nell’udienza preliminare e quelle riguardanti i procedimenti alternativi. Poalo Roja assiste chi abbia dubbi sulle questioni relative alla fase di apertura del dibattimento, mentre a Paolo di Geronimo si deve lo studio sulle incompatibilità testimoniali. Il complesso e problematico tema (anch’esso prasseologicamente rilevante) della prova in giudizio delle condotte riparatorie post factum si avvantaggia delle riflessioni di Ciro Santoriello, cui pure si deve il contributo sulla sentenza e sui provvedimenti cautelari. All’impugnazione e al giudizio di revisione è dedicato il lavoro di Carlo Fiorio, mentre conclude l’intero volume il saggio di Carmela Foresta sull’esecuzione delle sanzioni inflitte all’ente.

Riprendendo le parole di Daniele Piva nella prefazione, ben si può dire che «i destinatari (…) idealmente rappresentati dagli autori: l’accademico, il professionista, il magistrato e l’azienda» troveranno, ciascuno dal suo punto di vista, in quest’opera «polifunzionale (…) inquadramento teorico, analisi dell’esperienza e condivisione delle competenze nell’ambito di una materia multidisciplinare ma comunque incentrata sull’imputazione e sul processo penale».