La quinta edizione del Corso di diritto penale del Prof. Manna esce a circa due anni e mezzo dalla precedente, dando conto delle non poche novità che hanno interessato la parte generale del diritto penale, notoriamente un ramo del diritto in continuo e talvolta frenetico divenire, perché più sensibile di altri alle influenze (anche) della politica.
L’impegno che ha profuso il Prof. Manna nel lavoro di aggiornamento è rilevante ed ha riguardato le più recenti autorevoli opinioni dottrinali nonché la giurisprudenza, sia nazionale, sia sovranazionale, della quale il Corso fornisce un quadro che aspira ad essere esauriente, con particolare riguardo alla parte generale, almeno in relazione alle Corti nazionali e sovranazionali.
Il Corso e la riflessione del Prof. Manna, nel mare magnum della giurisprudenza più recente, si sofferma criticamente sulle pronunce rese dalla Corte di Giustizia UE in tema di prescrizione del reato (casi Taricco e Taricco bis) e di doppio binario sanzionatorio penale/amministrativo (principio del ne bis in idem), dalla Corte costituzionale in tema di rapporti tra diritto penale e diritto UE (ancora a proposito della vicenda Taricco), di sospensione dell’esecuzione delle pene detentive ex art. 656 co. 5 c.p.p. (Corte cost., sent. n. 41/2018), di reato permanente (sent. n. 53/2018) e di sospensione del procedimento con messa alla prova (sent. n. 91/2018), nonché dalla Corte di cassazione a Sezioni Unite in tema di colpa medica (sent. c.d. Mariotti sul nuovo art. 590 sexies c.p.).
Tra le novità più rilevanti, affrontate al solito con rigore ermeneutico, la legge sulla legittima difesa domiciliare presunta, da un lato, e la legge n. 3 del 2019, dall’altro, che è stata definita con un discutibile neologismo “Spazzacorrotti”. La prima ha introdotto una presunzione assoluta di liceità della reazione all’aggressione altrui nel proprio domicilio, con l’obiettivo dichiarato di evitare l’intervento del giudice penale, la seconda è una sorta di legge “caleidoscopio”, con anche evidenti profili di costituzionalità, riguardanti, ad es., le interdizioni perpetue ed il “blocco” della prescrizione dopo il 1° grado di giudizio.
Vanno a ciò aggiunte, tra le altre, le importanti sentenze della Corte costituzionale italiana sul favoreggiamento e il reclutamento delle escort, sulle misure di prevenzione, sull’ergastolo ostativo e sull’ergastolo in rapporto al giudizio abbreviato, nonché sull’aiuto al suicidio sul quale tema il Corso fa riferimento anche ad un’importante e recente sentenza della Corte costituzionale tedesca. In diversi di questi casi le sentenze della Corte costituzionale si intersecano con sentenze delle Corti europee, per cui la materia diventa assai più complessa, ma, senza dubbio, molto più affascinante.
Anche le riforme legislative realizzate tra il 2017 e il 2018, già compiutamente analizzate nell’edizione precedente, hanno subìto un’importante opera di aggiornamento giurisprudenziale e dottrinale. In proposito, abbiamo dato conto anzitutto di alcuni decreti attuativi della l. n. 103/2017 (riforma Orlando).
Si tratta, in primo luogo, del d.lgs. n. 21/2018, che, in attuazione del principio della ‘riserva di codice’, ora enunciato nell’art. 3 bis c.p., ha trasferito nel codice penale numerose disposizioni incriminatrici di rilevante applicazione nella prassi (tra l’altro, in materia di criminalità organizzata, terrorismo, discriminazione razziale, aborto, doping): quanto alla parte generale, questa riforma ha interessato in particolare le circostanze del reato e la confisca, ora prevista all’art. 240 bis c.p. nella forma della c.d. confisca allargata, ma che comunque non ha mantenuto le promesse, potendosi utilizzare accanto al codice le c.d. leggi organiche.
È rilevante, a tal proposito, aggiungere come il Corso in realtà non sia un frutto «solipsistico», piuttosto il risultato di discussioni e di riflessioni continue tra il Prof. Manna ed i propri allievi e collaboratori.
Il Corso è, dunque, in sostanza, per usare le parole dell’A., una sorta di «opera collettanea», non solo perché formata pure da saggi di alcuni allievi, ma anche perché è, appunto, il frutto delle riflessioni, non solo individuali, ma anche collettive maturate nel corso dei vari anni.
Questa opera, proprio perché sorta nel corso dei lunghi anni d’attività accademica, ha quindi come destinatari principali gli studenti universitari, e ciò spiega la scelta del Prof. Manna di intitolare l’opera quale «Corso», ed anche la ragione per cui le note sono estremamente limitate e, soprattutto, «mirate», senza, cioè, il ricorso a note bibliografiche, perché, secondo l’A., avrebbero inutilmente appesantito l’opera.
L’intento del Prof. Manna, così, è di rendere più agevole la lettura e la consultazione dell’opera stessa, tanto che nel Corso si è preferito citare la giurisprudenza, il più delle volte, direttamente nel testo. Per il suo taglio, in cui si cerca di coniugare, al meglio, la teoria con la prassi, dovuto anche alla convinzione del Prof. Manna che il diritto sia la risultante tra the law in the books e the law in action, il Corso risulta senza dubbio essere utile anche per gli operatori del diritto, nonché notevole fonte di stimolo pure per gli studiosi.
Il diritto penale “sostantivo”, come del resto ogni altro ramo del diritto, non vive però soltanto di norme, bensì anche di interpretazioni, di idee, e di evoluzione delle stesse, per cui il lavoro del giurista è, in fondo, in continuo divenire, anche se quello del legislatore, purtroppo, si arena nell’insuccesso delle varie commissioni parlamentari. Su tali linee guida si basa, da sempre, l’impostazione giuridica del Prof. Manna. Cionondimeno tale metodo appare ancor più chiaramente, in questa nuova quinta edizione del Corso.
Nuova edizione della quale, forse, gli specialisti (e non) del settore sentivano l’esigenza.