ISSN 2704-8098
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  Articolo  
17 Agosto 2021


In memoria dell'abuso d'ufficio?

Osservazioni critiche sulla riforma dell’art. 323 c.p.



Abstract. Il contributo esamina l’ultima riforma, ad opera del d. l. 76/2020, del delitto di abuso di ufficio (art. 323 c. p.). La nuova disciplina – ispirata dal dichiarato intento di evitare, una volta per tutte, le indebite ingerenze del giudice penale nel terreno della discrezionalità amministrativa – appare segnata da notevoli difetti tecnici, da incoerenza interna e, soprattutto, da confini esageratamente ristretti, che la rendono inadeguata alla necessaria tutela dell’imparzialità nell’esercizio delle funzioni pubbliche. Le numerose critiche che la riforma ha sollevato e le prime interpretazioni da parte della dottrina e della giurisprudenza lasciano già presagire che, probabilmente, si verificherà un ulteriore ritorno al regime del passato.

SOMMARIO: 1. Le ragioni della (ennesima) riforma del 2020. – 2. Davvero una riforma nuova? – 3. I difetti attribuiti alla formulazione della fattispecie di abuso di ufficio nella formulazione del 1997. – 3.1. Il problema della indeterminatezza della fattispecie dell’art. 323 c. p. – 3.2. L’indebita ingerenza del giudice penale nell’attività discrezionale della P. A. – 4. La riconversione ermeneutica dell’art. 323. – 5. Il d. l. “semplificazioni” e l’ultima riforma dell’abuso d’ufficio. - 5.1. Esclusione dei regolamenti. - 5.2. Violazione di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge. - 5.3. Violazione “mediata” della legge. – 5.4. Le regole “dalle quali non residuino margini di discrezionalità”. – 5.5. Le fattispecie “in sostituzione” del depauperato abuso d’ufficio. – 6. Era meglio abrogare l’art. 323? – 7. La tutela penale dell’imparzialità nell’esercizio delle funzioni pubbliche. Conclusioni.

* Il contributo è stato sottoposto in forma anonima, con esito favorevole, alla valutazione di un revisore esperto.