SOMMARIO: 1. Il c.d. suicidio assistito all’esame della Corte costituzionale. Il ruolo del diritto penale e l’art. 580 c.p.: una pena “sempre e comunque” per l’aiuto al suicidio? La vicenda di specie e l’aiuto all’attuazione per sua mano della volontà certa liberamente formatasi dal suicida. – 2. La dialettica tra i beni supremi libertà/vita e il nostro ordinamento: aiuto al suicidio, omicidio del consenziente e tutela della vita umana. – 3. La piena legittimità costituzionale e la persistente funzione dell’art. 580 nel giudizio della Corte. – 4. La l. 219/2017, la rinuncia a trattamenti sanitari e la parziale illegittimità costituzionale dell’art. 580. – 5. La ricerca di equilibrio da parte della Corte in merito all’aiuto, ma la precaria analogia tra rinuncia a trattamenti e suicidio. L’eccessività della chiusura assoluta dell’art. 580 a ogni irrilevanza penale dell’aiuto e le sue ragioni. – 6. Su un eventuale intervento legislativo in materia: la qualificazione dell’assenza di pena nei casi estremi indicati dalla Corte. – 7. I rischi del c.d. “prossimo passo”: espressioni ambigue della Corte ed eutanasia attiva. Il sicuro stacco tra aiuto al suicidio e omicidio del consenziente e la pretesa uniformità di soluzioni. La rinuncia ai trattamenti, non analoga al suicidio, tanto meno al ricevere la morte per mano altrui. – 8. La parziale illegittimità dell’art. 580 e il non avallo della legalizzazione dell’eutanasia attiva. La deroga al fondamentale “non uccidere” e le sue pericolose sequele.