Palazzo del Quirinale, 15 giugno 2023
Nel mattinata di ieri, 15 giugno, iI Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha incontrato al Quirinale i Magistrati ordinari in tirocinio nominati con decreto ministeriale del 23 novembre 2022.
Alla presenza del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, dei componenti del Consiglio Superiore della Magistratura e del direttivo della Scuola Superiore della Magistratura, dopo gli interventi del Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Fabio Pinelli e del Presidente della Scuola Superiore della Magistratura, Giorgio Lattanzi, il Presidente Mattarella ha rivolto ai nuovi magistrati in tirocinio un discorso, di cui riportiamo di seguito il testo.
- Intervento del Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura (link)
- Intervento del Presidente della Scuola Superiore della Magistratura (link)
- Galleria fotografica dell'incontro (link)
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Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
«Rivolgo un saluto al Ministro della giustizia, al Vice Presidente e ai Consiglieri del CSM, al Presidente e ai componenti del Direttivo della Scuola.
Cari magistrati in tirocinio, a tutti voi il benvenuto più cordiale.
Ringrazio l’Avvocato Pinelli e il Presidente Lattanzi, che ringrazio anche oggi per la sua opera in questi anni alla guida della Scuola. I loro interventi consentono di apprezzare l’impegno per assicurare ai magistrati in tirocinio una formazione adeguata alla complessa attività che si apprestano a svolgere.
La presenza contestuale del Ministro, dei componenti del Csm e del direttivo della Scuola, testimonia la rilevanza della giurisdizione nell’ambito dell’equilibrio costituzionale.
Questo nostro incontro si inscrive in un’ormai consolidata tradizione, coltivata con convinzione, perché costituisce l’occasione per sottolineare l’importanza e la delicatezza delle funzioni che a breve andrete a svolgere, come giudici o come pubblici ministeri.
Alla Magistratura è affidata dalla Costituzione la tutela dei diritti, attraverso l’applicazione della legge. Sono compiti volti a garantire l’uguaglianza e la pari dignità delle persone, valori, come è noto, e ovviamente, fondamentali in uno Stato democratico.
Avendo personalmente conosciuto e frequentato decine di magistrati portatori autentici di questi valori, desidero ricordare che la consapevolezza di così alta funzione fa parte del patrimonio etico della Magistratura italiana, la cui traditio è affidata all’Ordine giudiziario nel suo complesso, che è quindi tenuto anche a mantenere costante e rigorosa attenzione ai comportamenti dei suoi singoli componenti.
Al contempo è affidata alla Scuola, che – come ha opportunamente inteso ribadire - deve assicurare una scelta dei docenti che, insieme alle competenze giuridiche, abbiano capacità di osservare contegno e comportamenti adeguati al ruolo che rivestono.
In riferimento a quei valori, l’art. 104 della Costituzione riconosce all’ordine giudiziario l’autonomia e l’indipendenza da ogni altro potere. Si tratta di presidi irrinunziabili e indiscutibili attraverso i quali la giurisdizione può assicurare, senza condizionamenti, l’imparziale applicazione della legge.
L’evoluzione della società determina la nascita di sempre nuove domande di giustizia. Ad esse la Magistratura deve poter fornire una risposta, attraverso la sapiente attività di applicazione della legge, che va condotta lungo i binari dei principi e dei valori costituzionali.
Per questo è necessario aver presente – come di recente ribadito dalle Sezioni Unite della Corte di cassazione – che interpretare le norme vuol dire riconoscerne l’esistenza e l’effettiva portata, con esclusione di qualunque funzione direttamente creativa.
Nel quadro degli equilibri costituzionali, improntati alla divisione dei poteri, infatti, i giudici sono soggetti soltanto alla legge, nel senso che la legge ne rappresenta il fondamento e al contempo il limite.
È un compito altissimo quello che andrete tra qualche mese a svolgere, nelle sedi che avete appena scelto. Da giudici o da pubblici ministeri dovrete prendere decisioni che incidono sulla vita delle persone, talvolta anche in maniera drammatica.
Occorre che tale consapevolezza, accompagnata da un alto senso di responsabilità, vi guidi sempre nelle decisioni.
Le vostre determinazioni devono essere governate dalla saggezza del diritto. Nessun timore di possibili reazioni di pubblica opinione o di interessi coinvolti ma attenta considerazione delle questioni, rifuggendo da ricostruzioni normative arbitrarie, dettate da impropri desideri di originalità o, peggio, di individualismo giudiziario.
Il ruolo del magistrato si svolge nell’ambito di un sistema ordinamentale e si giova di continue occasioni di confronto dialettico all’interno delle articolazioni degli uffici giudiziari.
A tal fine va sempre tenuto presente che la decisione rilevante è quella che l’autorità giudiziaria nel suo complesso sarà in grado di fornire, non solo quella del suo singolo attore. Questo deve sospingere da un lato a non personalizzare la decisione – mai accanimento per sostenere tesi precostituite - e deve indurre, dall’altro, a una approfondita valutazione del caso concreto per fornire alla decisione un’elevata forza di resistenza nei vari gradi del giudizio: così trova espressione l’unicità dell’ordine giudiziario nel suo complesso.
In questo senso, la visione prospettica delle proprie iniziative è stata recentemente tradotta in un preciso obbligo giuridico per la Magistratura. Penso alle significative valutazioni prognostiche che devono guidare il pubblico ministero nell’esercizio dell’azione penale e il giudice nella successiva decisione sull’eventuale rinvio a giudizio.
In questa direzione è possibile cogliere il valore della coerenza giurisprudenziale nell’interpretazione delle norme, che costituisce uno strumento importante per dare attuazione al principio di uguaglianza dettato dall’art. 3 della Costituzione, che impone la parità di trattamento dinanzi alla legge nei casi simili.
La prevedibilità della decisione acquista così la dovuta centralità e lungi dal costituire un ostacolo all’attività interpretativa ne rappresenta un valore aggiunto, perché rafforza la comprensibilità e, dunque, l’autorevolezza dell’azione giudiziaria. Costituendo, inoltre, una guida per i cittadini.
Il ruolo svolto in questa direzione dalla Corte di cassazione è essenziale, in ragione della funzione di orientamento nell’interpretazione delle norme, che deve essere sempre coerente e riconoscibile.
Il confronto con la giurisprudenza di legittimità è per voi, giovani magistrati, come per tutti, una guida e una chiave interpretativa utile in ogni ruolo.
Il sapere giuridico, di cui siete sicuramente dotati – e che vi ha condotto qui - è requisito indispensabile per l’attività che vi apprestate a svolgere, ma non sufficiente per l’esercizio della giurisdizione.
Occorre che siate disponibili all’ascolto, per poter ponderare la decisione, frutto di serietà nell’approfondimento e di adeguata riflessione nel giudizio. Coltivando il dubbio anche sulle proprie iniziali convinzioni si adottano, infatti, le decisioni migliori che maturano all’esito di un ampio confronto.
È questo lo stile morale e intellettuale delle grandi figure della magistratura – che sovente onoriamo e che vanno ricordate ispirandovisi - nel rispetto dei principi costituzionali, facendo sempre attenzione all’attenta applicazione del diritto positivo.
L’imparzialità della decisione va tutelata anche attraverso l’irreprensibilità e la riservatezza dei comportamenti individuali, così da evitare il pericolo di apparire condizionabili o di parte. È un aspetto importante per ogni istituzione della Repubblica, particolarmente in questa stagione nella quale la preziosa moltiplicazione dei canali informativi presenta anche il rischio di trasmettere l’apparenza di realtà virtuali.
Al Consiglio Superiore della Magistratura e alla Scuola compete accompagnarvi anzitutto nella fase di avvio della vostra carriera, per approfondire e rendere sempre migliori le qualità professionali proprie della funzione giudiziaria che dovrete custodire e sviluppare accuratamente durante tutto il vostro percorso.
Sono certo che sarete all’altezza del compito, fondamentale e delicato, che la Repubblica vi affida, garantendo un’elevata qualità della funzione giurisdizionale: si tratta di un dovere inderogabile e costituisce il fondamento del rapporto di fiducia che i cittadini devono poter nutrire nei confronti dell’Ordine giudiziario.
L’impegno che vi viene richiesto in questa direzione è prezioso anche per assicurare la necessaria e proficua interlocuzione della giurisdizione italiana con la Corte di giustizia dell’Unione europea e con la Corte europea dei diritti dell’uomo.
Immagino e comprendo l’intensità di questi giorni, in cui avete scelto la sede e le funzioni; ma la consapevolezza del ruolo che dovrete esercitare in prima persona vi fornisce certamente la serenità che contraddistingue i servitori delle istituzioni democratiche del nostro Stato.
Vi auguro di conservare sempre lo slancio ideale e la motivazione che vi hanno consentito di superare le difficili prove concorsuali; insieme al senso della misura e al coraggio, vi saranno utili per affrontare la fatica e la responsabilità del decidere, perseguendo il solo fine dell’affermazione del diritto.
Auguri per la vostra attività»