Abstract. Un “processo di gran mole” celebrato sul finire degli anni ’30 a carico degli appartenenti alla “mafia dell’Agro Palermitano”, finora sfuggito all’attenzione storiografica, è per i due autori l’occasione per tornare a riflettere sulle caratteristiche del reato associativo e sulla sua attitudine a contrastare la criminalità organizzata di tipo mafioso. Si tratta peraltro, per quel che consta, del primo maxiprocesso celebrato sotto la vigenza del Codice rocco con applicazione del reato di associazione per delinquere agli “aggregati di mafia.
SOMMARIO: 1. Il ruolo del reato associativo nell’antimafia giudiziaria pre-repubblicana. – 2. L’epoca del prefetto Mori e la seconda ondata della repressione fascista contro la mafia. – 3. Il rapporto Gueli e il maxi-processo alla mafia dell’agro palermitano: l’associazione per delinquere del codice Rocco tra proto-pentiti e cultura penalistica diffusa. – 3.1 (continua) Al vaglio dei giudici le «fisiche sociali» delle associazioni criminose. – 3.2 Il mafioso è un associato per delinquere? – 4. Il delitto di associazione di tipo mafioso: un vero spartiacque? Conclusioni provvisorie e spunti per proseguire la ricerca.
* In vista della pubblicazione su Diritto penale contemporaneo – Rivista Trimestrale, il contributo, qui pubblicato in anteprima, è stato sottoposto in forma anonima, con esito favorevole, alla valutazione di due revisori esperti.