Segnaliamo ai lettori la decisione n° 886/2025 del 19 giugno 2025 con cui il Conseil constitutionnel francese, in applicazione della procedura prevista dall’art. 61 della Carta costituzionale, è stato chiamato a pronunciarsi sulla conformità alla Costituzione prima della sua promulgazione di una proposta di legge, adottata dal Parlamento nel mese di maggio, volta a inasprire il trattamento sanzionatorio nei confronti dei minori autori di reato e dei loro genitori («loi visant à renforcer l’autorité de la justice à l’égard des mineurs délinquants et de leurs parents » cd. loi Attal).
Il Conseil Constitutionnel ha rilevato una non conformità parziale, ritenendo che sei degli otto articoli sottoposti al suo scrutinio si trovassero in contrasto con il principio per cui «la risposta penale nei confronti dei minorenni deve essere adattata alla loro situazione particolare, privilegiando il loro recupero educativo e morale, in relazione alla loro età e personalità, e deve essere pronunciata da un tribunale specializzato o secondo procedure appropriate».
In particolare, il Conseil ha ritenuto che non fossero conformi a Costituzione: gli articoli che estendevano il numero e il campo applicativo delle deroghe alla applicabilità della “messa alla prova educativa” (art. 4 e 5); l’aumento – da due mesi a un anno – della durata massima della detenzione provvisoria per minorenni sotto i 16 anni autori di taluni reati (art. 6); la disposizione che, contestualmente, eliminava il carattere eccezionale della possibilità riconosciuta al giudice di non applicare le regole di attenuazione delle pene ed escludeva in toto la loro applicabilità ai minorenni recidivi di età superiore ai sedici anni che autori di un delitto punito con almeno cinque anni di reclusione (art. 7); la previsione di casi di detenzione per sospetta violazione di misure educative senza il controllo di una giurisdizione specializzata (art. 12). L’art. 15, infine, è stato censurato in quanto “emendamento estraneo”, ossia non pertinente al contenuto della legge.
Al riguardo si segnalano le forti reazioni alla decisione dell’organo costituzionale, ampiamente riportate sulla stampa francese.
In particolare, sul quotidiano Le Figaro del 21 giugno 2025 è stato pubblicato un articolo a firma di Jean-Éric Schoettl (ex Segretario Generale del Conseil Constitutionnel) ove si legge: «Si conferma che il Conseil constitutionnel, che decide in nome del popolo francese, continua a ignorare la crescente e pressante aspirazione della maggior parte dei nostri compatrioti al riarmo dello stato contro l’insicurezza. Come altre corti supreme, nazionali e sovranazionali, la sua giurisprudenza sembra congelata in una concezione astratta dei diritti fondamentali che, nella necessaria conciliazione tra questi e l’ordine pubblico, attribuisce eccessivo peso ai primi. Questa rigidità è contraria all’interesse generale e alla sovranità popolare perché impedisce alla legislazione di adattarsi, come esige la stragrande maggioranza dei compatrioti, ai cambiamenti della società»[1].
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Simili attacchi alle corti supreme, nazionali e internazionali, si ripetono purtroppo con sempre maggiore frequenza, a latitudini diverse. Segno di una sempre più diffusa e preoccupante insofferenza per il controllo di conformità ai principi fondamentali delle scelte legislative. La vicenda francese presenta ancor più interesse perché si riferisce a un tema - la giustizia penale minorile - oggetto di attenzioni politiche anche in Italia: dal decreto Caivano, che ha tra l'altro introdotto reati ostativi alla messa alla prova minorile (questione già rimessa alla Corte costituzionale), alla proposta, che ciclicamente ritorna, di abbassare il limite di età per l'imputabilità.
(Gian Luigi Gatta, Giulia Mentasti)
[1] J.E. Schoettl, La justice des mineurs, encore une loi régalienne mise en pieces par le Conseil constitutionnel, le Figaro, 21 juin 2025, traduzione della Redazione.