Il rapporto in commento è disponibile in versione cartacea e può essere ordinato su Fuoriluogo, il sito di Forum Droghe. I contributi raccolti nel report sono comunque stati pubblicati, in forma di singoli articoli, sul medesimo sito e sono accessibili a questo link. Nello specifico, i principali dati riportati nel proseguio sono tratti da Monitoraggio sull’applicazione della legge penale sulle droghe (a cura di Maurizio Cianchella) e Le condanne per fatti di droga: dalla prigione all’area penale esterna (a cura della redazione di Forum Droghe).
1. Diamo notizia ai lettori della pubblicazione dell’XI edizione del Libro Bianco sulle Droghe, un rapporto promosso, tra gli altri, da Forum Droghe, Antigone, Associazione Luca Coscioni e Arci, che analizza l’impatto delle politiche criminali di contrasto al traffico di stupefacenti sul sistema di esecuzione penale e penitenziaria, in base a dati e statistiche fornite dal Ministero della Giustizia (specialmente dal Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) e dal Ministero degli Interni.
Pur trattandosi di dati relativi al 2019 – quindi antecedenti alle misure emergenziali volte a contrastare il diffondersi del Coronavirus, che hanno determinato un calo della popolazione carceraria del 12% (dai 60.769 detenuti del 31 dicembre 2019 ai 53.387 del 31 maggio 2020) – lo studio conserva la sua rilevanza, fotografando trend ormai stabilizzati che, in assenza di profondi interventi di riforma, non saranno scalfiti dai provvedimenti straordinari dettati dalla contingenza pandemica.
2. Il dato forse più rilevante – e costante nel corso degli ultimi quindici anni – è quello relativo alla percentuale degli ingressi in carcere per violazione dell’art. 73 T.U. stup. (Produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope), che si attesta sul 30% rispetto al totale degli ingressi (13.677 su 46.201 nuove presenze, in esecuzione di condanne definitive o misure cautelari). Complessivamente, a fine 2019, nei circuiti penitenziari vi erano 21.147 persone private della libertà personale per reati connessi al traffico di stupefacenti: oltre che per la già citata fattispecie di cui all’art. 73, anche per quella di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope (art. 74 del T.U.). Quanto alla fase di cognizione, le persone con procedimenti penali pendenti, in data 31 dicembre 2019, per violazione degli articoli 73 e 74 T.U. stup. erano, rispettivamente, 175.788 e 42.067: un dato che, pur in leggera diminuzione, si allinea con gli anni immediatamente successivi all’approvazione della legge Fini-Giovanardi (2006-2007).
3. Si registra un lieve ma costante aumento nell’applicazione delle misure alternative nei confronti dei condannati per reati previsti dal T.U. stup.; per quanto riguarda l’affidamento in prova ai servizi sociali, ad esempio, si è passati dai 3354 affidati nel 2018 ai 3572 del 2019 (nel 2011 erano 3.059). Resta invece un istituto marginale il lavoro di pubblica utilità previsto dall’art. 73 commi 5-bis e 5-ter D.P.R 309/1990 per i soggetti tossicodipendenti che abbiano commesso un fatto di lieve entità (art. 73, comma 5 D.P.R. 309/1990). Sebbene l’accesso alla misura sia aumentato (erano 268 i casi nel 2014 e 478 nel 2018; i dati del 2019 non sono disponibili), il paragone con l’applicazione dell’istituto in relazione alle violazioni del Codice della Strada (7110 persone nel 2018) fa comprendere quanto sia inespresso il potenziale dello strumento con riferimento agli autori di reati ex D.P.R. 309/1990, specialmente se si considera che le contestazioni per tali fattispecie superano di gran lunga quelle per violazione del Codice della Strada.
4. È invece ai livelli più alti degli ultimi quindici anni la presenza di ristretti tossicodipendenti in carcere (16.934, il 27,87% del totale), alimentata da continui nuovi ingressi (nel 2019 sono stati il 36,45% degli ingressi, un numero in costante aumento negli ultimi 4 anni). Una presenza che resta maggiore anche rispetto al picco dell’applicazione della legge Fini-Giovanardi (27,57% nel 2007).
5. Aumentano inoltre le segnalazioni al Prefetto per detenzione di sostanze stupefacenti ad uso esclusivamente personale (art. 75 T.U. stup.), per un totale di 41.744 persone segnalate nel 2019 (il dato più alto dal 2008) di cui oltre 4000 minorenni; vi è invece una leggera diminuzione delle sanzioni amministrative applicate (14.322, circa un terzo dei casi).
Sembra invece del tutto trascurata la vocazione “terapeutica” della segnalazione al Prefetto, dal momento che solo 202, tra le persone segnalate, sono state sollecitate a partecipare ad un programma di trattamento socio-sanitario ai sensi dell’art. 75, comma 2 D.P.R. 309/1990 (nel 2007 erano state 3.008, mentre nel 2018 solo 82). Un indice di inefficacia della disciplina che non può essere sottovalutato, se si considera che lo scopo della segnalazione al prefetto – oltre a quello di applicare, eventualmente, una sanzione amministrativa – è quello di prevenire l’uso da parte di coloro che non sono assuntori di droga, di impedire o ridurre l’uso da parte di quanti sono abituali consumatori e di favorire il recupero di consumatori abituali e di tossicodipendenti.
6. Infine, un’ultima riflessione riguarda la tipologia di sostanze che maggiormente sono state oggetto di repressione da parte delle forze dell’ordine. Inequivocabile è la centralità dei cannabinoidi nella c.d. war on drugs: dai dati annuali rilasciati dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga riguardanti numero di operazioni e chilogrammi sequestrati, emerge che nell’arco di quindici anni, dal 2004 al 2018, sono state condotte 320.643 operazioni antidroga; di queste, 171.034 hanno riguardato la cannabis (il 53,3%), per un totale di 850 tonnellate di cannabis sequestrate, contro meno di 66 tonnellate di cocaina e 17 di eroina. Anche per quanto riguarda le segnalazioni al Prefetto, la repressione colpisce principalmente persone che fanno uso cannabis (77,95%), mentre seguono a distanza cocaina (15,63%), eroina (4,62%) e, in maniera marginale, le altre sostanze.