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26 Aprile 2020


Il carcere in Europa: pubblicato il rapporto SPACE I 2019


1. Segnaliamo ai lettori la pubblicazione del rapporto SPACE I 2019 (Statistiques Pénales Annuelles du Conseil de l’Europe). Istituito nel 1983 allo scopo di raccogliere dati relativi alla popolazione degli istituti penitenziari negli Stati membri del Consiglio d'Europa, il rapporto annuale, che può leggersi in allegato nella sua ultima edizione, rappresenta indubbiamente uno strumento utile per conoscere la realtà del carcere in Europa, con particolare riferimento al numero dei detenuti, ai flussi in entrata e in uscita, al tasso di sovraffollamento nonché a dati relativi ai detenuti quali: nazionalità, età, genere, tipo di reato commesso, percentuale di recidivi, durata delle pene inflitte. Nel rinviare i lettori al rapporto, segnaliamo di seguito alcuni tra i dati più interessanti.

 

2. Il primo dato rilevato dal rapporto SPACE I riguarda il numero dei detenuti. Al 1° gennaio 2019 gli istituti penitenziari del Consiglio d'Europa ospitavano 1.540.484 persone: ciò significa che, su 100.000 abitanti, 106 si trovavano in stato di privazione della libertà personale in carcere [1]. Il numero dei detenuti è in aumento rispetto al 2018, quando le persone private della libertà personale erano 102.5/100.000 [2]; tuttavia, analizzando i dati relativi gli ultimi dieci anni, si evince che, a livello europeo, il numero di detenuti in rapporto alla popolazione nel 2019 è inferiore rispetto al 2009. I valori più alti nel 2019 si riscontrano in Russia (386 detenuti per 100.000 abitanti), Turchia e Georgia, mentre quelli più bassi si riferiscono ai paesi scandinavi o della zona dei Balcani, all'Olanda e alla Germania. L'Italia si colloca nella metà inferiore della scala, con poco più di 60.000 detenuti, pari a 100/100.000 abitanti; il dato è aumentato del 3.7% rispetto allo scorso anno, ma è in calo rispetto al 2009.

 

3. Il report dà conto dei dati relativi ai flussi dei detenuti in entrata e in uscita nel 2018. Il numero di persone entrate in carcere nel 2018 è pari a 776.718, corrispondente a 146/100.000 abitanti; il dato italiano è di molto inferiore: su 100.000 persone,  78 hanno fatto ingresso in carcere in quello stesso anno. Le persone uscite dal carcere erano invece 860.647, pari a 114/100.000 abitanti; nel 99 % dei casi esse erano state rilasciate, mentre le evasioni corrispondono allo 0.1 % e le morti allo 0.3 % (si stima che circa 1/5 di essi sia dovuta a suicidi [3]). 

 

4. Il dato relativo ai flussi è strettamente correlato a quello della durata media della detenzione, mediamente pari, in Europa, a 8 mesi (13 per i condannati e 5 per le persone sottoposte a carcerazione preventiva).Il dato italiano è superiore alla media europea, attestandosi a 15 mesi. Il numero di persone che sta scontando in Europa condanne a pene detentive relativamente brevi è piuttosto alto: il 27% dei detenuti è stato condannato a una pena che varia da 1 a 3 anni, il 20% sconta una condanna a pena detentiva da 5 a 10 anni e il 17% da 3 a 5 anni. Le persone condannate all'ergastolo sono l'1.3% del totale; e di poco inferiore è il dato relativo alle persone sottoposte a misure di sicurezza detentive.

 

5. Secondo il rapporto in esame, solo in 15 stati membri del Consiglio d'Europa le carceri sono sovraffollate [4]: tra gli Stati i cui istituti penitenziari sono affetti da grave sovraffollamento figura l'Italia che – con 119 detenuti per 100 posti disponibili, contro i 115 dell'anno precedente – è seconda soltanto a Turchia e Belgio.

 

6. Alcuni dati sulla composizione della popolazione carceraria in base all'età, al genere e alla nazionalità. L'età media dei detenuti è di trentacinque anni, con l'eccezione della Finlandia, dove la popolazione carceraria è mediamente molto più giovane (venticinque anni). Il 15% dei detenuti ha più di cinquant'anni (il dato italiano, del 25%, è superiore alla media europea, ma tale scostamento non è, per il nostro Stato come per gli altri, in relazione con altri e diversi indicatori, e in particolare con quello relativo alla durata media delle condanne). Solo il 5% delle persone che si trovano in carcere è di sesso femminile (il 4.3% in Italia). Il 14% dei detenuti in Europa non è cittadino dello Stato in cui si trova in stato di detenzione; si tratta di un dato leggermente inferiore a quello relativo al 2018 (16%), e tuttavia estremamente variabile in relazione ai diversi Paesi: oscilla infatti tra l'1.2% della Romania e il 72% della Svizzera (in Italia corrisponde al 34%). Più di un terzo dei detenuti stranieri proviene da Paesi membri dell'Unione Europea.

 

7. Guardando invece alla composizione della popolazione carceraria in base al reato commesso: il gruppo più numeroso è composto da detenuti che hanno riportato una condanna per reati legati alla droga (che rappresentano il 18% del totale, in Italia il 32%); seguono i condannati per reati contro il patrimonio (furto) e contro la persona (omicidio). È interessante notare che solo il 3% dei reclusi è stato condannato per reati economici o finanziari: una differenza spesso ricondotta alle difficoltà che persone in possesso di scarse risorse economiche incontrano nell'accesso a una difesa di qualità.

 

8. Il report evidenzia che il 22% delle persone che si trova in carcere non sta scontando una condanna definitiva; si tratta di un dato sottostimato, in quanto alcuni Paesi considerano condannati in via definitiva anche coloro nei confronti dei quali è stata pronunciata solo una condanna di primo grado. Tale differenza metodologica rende peraltro difficile la comparazione tra i diversi Stati, che si caratterizzano infatti per significative differenze. In Italia, le persone che si trovano in carcere in stato di custodia cautelare rappresentano il 33% del totale.

 

9. Il rapporto tra numero di detenuti e personale è in Europa pari a 1.6 su 1 (1.4 su 1 in Italia); diventa 2.8 su 1, tuttavia, se si ha riguardo al personale dedicato esclusivamente alla custodia.

 

10 Un dato da prendere in considerazione quando si riflette su eventuali riforme penitenziarie riguarda, infine, i costi del carcere, pari, nel 2018, a 26 miliardi – 68 euro al giorno per detenuto

 

 

[1] Il tasso di detenuti per 100.000 abitanti – così come gli altri tassi e percentuali presentati nel presente report – corrisponde al valore mediano, ovvero al valore che divide i dati in due gruppi uguali in modo tale che il 50% dei dati sia inferiore alla mediana e il 50 % sia superiore. A differenza della media aritmetica, la mediana non è condizionata dai risultati eccentrici (c.d. otliers), che spesso si ricavano analizzando i dati relativi a Stati anomali quanto alla loro dimensione (si pensi a Paesi come il Liechtenstein, dove l'ingresso di un detenuto in carcere può determinare un aumento del 100% della popolazione carceraria).

[2] Il dato è presente nel report SPACE I relativo al 2018. Per un commento dei dati relativi al 2018 è disponibile online l'articolo dell'associazione Antigone http://www.antigone.it/quindicesimo-rapporto-sulle-condizioni-di-detenzione/carceri-in-europa-numeri-e-politiche/

[3] Si segnala che il Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura e dei Trattamenti e delle Punizioni Inumane o Degradanti (istituito nell'ambito del Consiglio d'Europa), in seguito a una visita effettuata nel marzo 2019 presso alcune carceri italiane, segnalava una preoccupante crescita nel numero dei suicidi, che nel 2018 aveva raggiunto quota 63. Il Comitato rilevava inoltre come le persone ritenute a rischio venissero isolate, con l'evidente effetto di esacerbare preesistenti disturbi depressivi. Per un breve commento al report del CPT si veda C. PAGELLA, Le carceri italiane sotto la lente del Consiglio d'Europa: il report del CPT sulle visite alle carceri di Biella, Milano Opera, Saluzzo e Viterbo e la replica del Governo italiano, in questa rivista, https://www.sistemapenale.it/it/documenti/report-del-cpt-sulle-carceri-italiane-2019

[4] Il report evidenzia tuttavia che il dato è scarsamente attendibile, in quanto taluni Stati, anziché fare riferimento al numero di detenuti che l'istituto è stato progettato per ospitare, considera il maggior numero di detenuti che possono soggiornare presso l'istituto senza che esso perda le proprie funzionalità.