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28 Aprile 2025


Oggetto e scopo di una nuova proposta La.P.E.C. sull’esame incrociato


Nella convinzione che la previsione di rango costituzionale del contraddittorio per la prova sia valore da tutelare e assicurare, l’articolato qui allegato e predisposto dal La.P.E.C. (Laboratorio Permanente Esame e Controesame) che da tempo si occupa dell’esame e controesame come strumento che consente di elevarlo a metodo esclusivo di produzione della conoscenza, rappresenta una significativa novità.

La tematica, pur nella sua assoluta centralità nell’ambito del rito penale, non è stata nei diversi interventi normativi che in questi anni hanno interessato il sistema processuale penale, non sono stati oggetto di attenzione o di significative riforme da parte del legislatore.

Diversamente, in linea con lo spirito e funzione che unisce il gruppo La.P.E.C., è da molti anni che i diversi componenti, espressione delle diverse professionalità giuridiche, hanno rivolto la loro attenzione a quel delicato e avviato un ampio dibattito per verificarne i fondamenti epistemologici e la sua effettiva capacità di rappresentare il momento fondante della formazione della prova. Così, dopo le linee-guida che nel passato sono state redatte proprio per consentire il migliore funzionamento possibile di tale essenziale strumento, alla luce delle diverse lacune, prassi distorte e metodologie sviluppatesi, si è imposta, ora, la proposta di una regolamentazione più netta e rigorosa rispetto a quella prevista dal nostro codice di rito.

Invero, il legislatore del 1988 si mosse sull’‘ingenuo’ convincimento che l’adozione del modello accusatorio e l’accoglimento del contraddittorio per la prova si risolvessero nella prevalenza della prova dichiarativa, della testimonianza, soprattutto, e che essa fosse il terreno privilegiato, se non esclusivo, dell’esame incrociato che, si è, nel tempo esteso anche alla prova tecnica e scientifica che quotidianamente trova applicazione nell’ambito del processo penale. Di qui la costruzione, quindi, di un possibile articolato che renda attuale “l’esame e controesame” e quanto lo precede o lo segue onde elevare il sistema verso la costruzione conoscenze compiute e corrispondenti alla realtà, quale tecnica di sviluppo delle capacità cognitive, posta nella mani delle parti coinvolte nell’accertamento.

Si sono così costruite delle possibili regole epistemologiche per consentire che quella che è garanzia e diritto delle parti, nella misura in cui è metodo affidabile di conoscenza, possa trovare effettiva attuazione pratica ad un sistema processuale di stampo accusatorio.

Partendo dalle premesse che l’esame incrociato è il migliore strumento di formazione di un sapere veridico, perché implica una rigorosa tutela dei diritti, l’elaborato intende rimediare alle molte patologie a cui la prassi ha dato origine e rafforzare i presidi tesi ad assicurare una sua corretta conduzione. 

L’esigenza di una valutazione genuina e assolutamente autonoma dei fatti sottoposti alla cognizione del giudice impone che il giudizio non subisca condizionamenti di sorta. L’idea centrale dell’articolato è quella di rafforzare la lealtà delle parti e la posizione terza e indipendente del giudice.

Sulla scorta dell’esperienza di questi lustri, si è inteso dare maggiore spazio alle parti, quali vere protagoniste dell’istruzione probatoria, anche nella fase di ammissione e assunzione, potendo porsi in contatto diretto con il soggetto chiamato a riversare nel processo le sue conoscenze. A garanzia per uno scontro dialettico che si svolga entro i confini tracciati dalla legge, secondo i principi di lealtà e correttezza, sono “riassestati” i termini dell’esame incrociato che costituisce il precipitato dei postulati della moderna epistemologia. Particolare attenzione è stata, infine, dedicata ai vizi da cui la dinamica può essere circondata e le nuove figure, come quella del testimone ostile, che meritano, attualmente, una più accorta attenzione.

Le diverse tecniche, avvertite, nel tempo, come irrimediabilmente estranee alla nostra cultura processuale appaiono, ormai, strutture del processo da recuperare al fine di ridare vigore alla cultura accusatoria che si affida anche alle capacità dell’esame incrociato per far emergere, un contributo dichiarativo coerente e veritiero su cui fondare il giudizio penale.