Il presente contributo anticipa, con i dovuti adattamenti, quello destinato al volume a cura di T. Alesci-M. Colacurci-F. Lombardi, L’interferenza criminale nell’economia: modelli di prevenzione, in corso di pubblicazione, che raccoglie gli atti dell’omonimo convegno tenutosi presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” il 12 dicembre 2023. Si ringrazia l’Editore e i Curatori per averne cortesemente autorizzato la pubblicazione in questa Rivista.
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Abstract. Muovendo dalla prospettiva della riparazione, il contributo offre una lettura critica del sistema di responsabilità da reato degli enti, ai sensi del d. lgs. 8 giugno 2001, n. 231, tendando al contempo di mettere in luce gli stretti legami di complementarietà tra compliance c.d. “statica” e “dinamica”. Proprio la considerazione del rilievo attribuito al comportamento post delictum dell’ente, infatti, mette in evidenza talune fondamentali aporie che caratterizzano il nostro ordinamento, derivanti dalla scelta del legislatore di optare per una premialità “depotenziata” nei confronti del soggetto metaindividuale e, al contrario, di valorizzare decisamente la riparazione per l’autore del reato. La riflessione si sofferma, quindi, sulle incertezze applicative conseguenti relative, da un lato, ai controversi rapporti tra le cause di estinzione del reato o di sua non punibilità e l’illecito corporativo e, dall’altro, alla vexata quæstio dell’estensione della messa alla prova all’ente. Nella parte conclusiva, infine, si riflette sulle possibili prospettive di riforma.
SOMMARIO: 1. La responsabilità da reato degli enti tra compliance, prevenzione e premialità. – 2. (Segue) Le fattispecie “premiali-penali” nell’ambito del sistema 231. – 3. Le ipotesi di c.d. decumulo di responsabilità in favore della persona fisica. – 4. La riparazione nel prisma del ne bis in idem. – 5. La vexata quæstio della messa alla prova della societas. – 6. Quali prospettive per l’intervento pubblico nell’ente che “ha” delitto?