ISSN 2704-8098
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  Articolo  
17 Luglio 2023


La riforma Cartabia del processo penale: pretese algoritmiche ed entropia sistemica


AbstractUno degli aspetti più notevoli della riforma Cartabia sta nel tentativo di incrementare l’efficienza del processo penale attraverso un approccio “ingegneristico”. Sullo sfondo vi è la volontà di governare l’accertamento giurisdizionale mediante criteri decisori e tempistiche procedimentali di tipo “automatizzato”, appositamente costruiti per ottenere determinati risultati. Questo è l'intento, in particolare, delle modifiche ai filtri giurisdizionali sull’esercizio dell’azione penale, mirate a diminuire il numero dei dibattimenti di primo grado attraverso un incremento delle archiviazioni e delle sentenze di non luogo a procedere; della restrizione del vaglio di ammissibilità delle impugnazioni, volto a ridurre il numero degli appelli; e, infine, delle modifiche alla disciplina dei tempi di durata delle indagini preliminari e delle impugnazioni, che hanno portato ad introdurre nel nostro sistema perfino un'inedita forma di prescrizione processuale. La sensazione, nondimeno, è che la riforma non sia riuscita ad attuare i propri propositi in modo sufficientemente netto, ma abbia dovuto adottare alcune soluzioni di compromesso, suscettibili di minarne l’efficacia operativa. È tutto da dimostrare, inoltre, che esista davvero la possibilità di regolare il processo in modo meccanicistico, irreggimentando spazi in cui, però, operano inevitabili margini di discrezionalità, e vi è un’esigenza di adattamento alle peculiarità del singolo caso. Tali criticità rischiano non solo di vanificare i propositi del legislatore, ma anche di aumentare il livello di entropia del sistema, mettendone in crisi l’organicità e la coerenza.

SOMMARIO: 1. Decisioni e tempistiche automatizzate. – 2. Meno dibattimenti ed appelli. – 2.1. L’algoritmo debole: la “ragionevole previsione di condanna”. – 2.2. L’algoritmo ambiguo: la “critica puntuale ed esplicita” alla decisione di primo grado. – 3. Indagini ed impugnazioni a durata prestabilita: le tagliole dell’improcedibilità e dell’inutilizzabilità. – 4. Tecniche di forzatura degli algoritmi cronologici. – 4.1. L’uso strumentale delle proroghe. – 4.2. L’iscrizione della notizia di reato ritardata e il debole rimedio della retrodatazione. – 4.3. La stasi del procedimento e lo pseudo-termine “di riflessione”. – 5. I costi dell’approccio algoritmico. – 6. Un’alternativa più flessibile: un sistema processuale “modulare”.

 

*Il contributo è stato sottoposto in forma anonima, con esito favorevole, alla valutazione di un revisore esperto.