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14 Maggio 2025


Abuso d'ufficio. Il problema resta


Pubblichiamo di seguito un articolo a firma del dott. Raffaele Cantone e del prof. Gian Luigi Gatta pubblicato lo scorso 11 maggio sul quotidiano La Repubblica.

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Giovedì scorso la Corte costituzionale ha dichiarato infondate le questioni di legittimità costituzionale della legge Nordio, che ha abolito il reato di abuso d’ufficio. In attesa delle motivazioni, proviamo a fare qualche considerazione sul significato della sentenza.

Non si tratta di una decisione che appone il bollino verde su una legge, negandone il carattere problematico. La Corte non ha questa funzione: quando non dichiara l’incostituzionalità, esclude soltanto la violazione di un principio costituzionale ma non avalla scelte politiche, la cui responsabilità rimane del Parlamento

Se si guardano, del resto, i fatti oggetto dei procedimenti penali rimessi alla Corte emerge un campionario di problemi che parla da sé. Si va dai concorsi universitari pilotati, al tentativo di truccare il concorso per magistratura, al magistrato accusato di avere adottato un provvedimento per danneggiare alcuni imprenditori favorendone altri, all’illegittima destituzione di un consigliere comunale, all’abusivo affidamento di un incarico dirigenziale in un ente pubblico, all’abusiva autorizzazione a costruire un parcheggio a pagamento, concessa a un amico, al dirigente di una azienda sanitaria che, per evitare concorrenza al figlio veterinario, ostacola il rilascio di autorizzazioni ad altri veterinari. Ecco perché tredici tribunali e la Cassazione hanno dubitato della legittimità costituzionale della legge Nordio, rispetto a svariati principi costituzionali, compresi il buon andamento e l’imparzialità della pubblica amministrazione. Ed ecco perché non viene meno l’esigenza che il Parlamento torni sui suoi passi: dopo l’abolizione dell’abuso d’ufficio, in non pochi casi, fatti dall’evidente disvalore hanno preso rilevanza penale perché non sono applicabili altre norme. Oggi non esiste più in Italia, infatti, una norma che, fuori dai casi di corruzione, sanzioni prevaricazioni, favoritismi, familismi e conflitti di interessi.

Ed allora potrebbe venire spontanea la domanda: perché la Consulta non ha dichiarato l’incostituzionalità? Perché in materia penale la Costituzione riserva al Parlamento la scelta di quali fatti punire o non punire più e la Corte violerebbe la riserva di legge se, con una sua decisione, reintroducesse un reato abolito. E’ il c.d. divieto di sindacato delle leggi penali con effetti in malam partem, che la Consulta ammette eccezionalmente in pochi casi. Tra questi vi è quello in cui esista nel diritto europeo o internazionale un obbligo di introdurre un certo reato. Il dubbio che si sono posti i giudici nel ricorrere alla Consulta è che un simile obbligo, con riguardo all’abuso d’ufficio, fosse previsto dalla Convenzione ONU contro la corruzione. La Corte ha ritenuto questo dubbio non peregrino: ha infatti ritenuto ammissibili le questioni, le ha esaminate ma ha concluso escludendo, nel merito, l’esistenza di un obbligo di mantenere l’abuso d’ufficio e, quindi, l’incostituzionalità della legge che lo ha abolito.

Non deve sfuggire che la Corte ha in tal modo ribadito il principio secondo cui una legge che abolisce un reato può essere dichiarata incostituzionale quando contrasta con un obbligo internazionale di incriminazione, responsabilmente assunto dal nostro Paese. Col diritto internazionale, insomma, si fa sul serio. L’abolizione dell’abuso d’ufficio non è incostituzionale perché tale obbligo non esiste, essendovi, invece, ad oggi, sul piano internazionale, una mera facoltà. I problemi legati all’abolizione dell’abuso d’ufficio però restano e la Corte non ha potuto far valere il contrasto con altri principi, quali l’imparzialità della pubblica amministrazione. Aveva le mani legate. Piaccia o meno, queste sono le regole del gioco e così sono regolati i rapporti tra poteri dello Stato.

Ciò non toglie che, in futuro, si possano presentare scenari diversi se, ad esempio, dovesse essere abolito, anche in parte, il reato di tortura, oggetto di un esplicito obbligo internazionale di incriminazione, o quando, nei prossimi mesi, la Corte dovrà giudicare la legittimità costituzionale del traffico di influenze illecite, un altro reato contro la pubblica amministrazione parzialmente abolito dalla legge Nordio. Essendo questo reato imposto dalla Convenzione del Consiglio d’Europa contro la corruzione, l’esito del giudizio davanti alla Consulta potrebbe essere diverso.